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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 67
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originale
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[67] Admonebat me res, ut hoc quoque loco intermissionem eloquentiae, ne dicam interitum deplorarem, ni vererer, ne de me ipso aliquid viderer queri. Sed tamen videmus, quibus extinctis oratoribus, quam in paucis spes quanto in paucioribus facultas, quam in multis sit audacia. Cum autem omnes non possint, ne multi quidem, aut iuris periti esse aut diserti, licet tamen opera prodesse multis beneficia petentem, commendantem iudicibus, magistratibus, vigilantem pro re alterius, eos ipsos, qui aut consuluntur aut defendunt, rogantem; quod qui faciunt, plurimum gratiae consequuntur, latissimeque eorum manat industria.
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traduzione
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67. L'occasione mi spingerebbe a deplorare in questo passo l'interruzione, per non dire la morte, dell'eloquenza, ma temo che sembri che io mi lamenti di qualcosa che mi riguarda di persona. Ma tuttavia possiamo osservare quali oratori siano ormai morti, come siano pochi quelli promettenti, ancor meno quelli dotati delle capacit? necessarie, e quanti, invece, posseggano solo la presunzione. Poich? non tutti possono - e neppure molti - essere giuristi o oratori, ? giusto, tuttavia, giovare a molti con la propria opera, chiedendo benefici raccomandandoli ai giudici, ai magistrati, vigilando sui loro interessi, sollecitando quelli stessi che sono consultati o che difendono. Quanti fanno ci? conseguono grandissima riconoscenza e la loro attivit? ha un campo vastissimo.
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